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Il presidente del Parlamento catalano propone un fronte trasversale per difendere i diritti politici

Il presidente del Parlamento catalano Roger Torrent ha tenuto un discorso alla presenza di tutte le forze politiche indipendentiste (JxCat, ERC, CUP) e di Podem nell’auditorium del Parlamento. Torrent è stato accompagnato dai familiari dei politici incarcerati, dall’ex presidente Artur Mas, dagli ex presidenti del Parlamento Nuria de Gispert, Ernest Benach e Joan Rigol e dai capigruppo parlamentari indipendentisti e di Podem.

Il discorso tende a favorire la nascita di un fronte comune trasversale in difesa dei diritti politici e della libertà dei prigionieri politici e degli esiliati. Questo evento segue la dichiarazione congiunta contro la repressione statale sottoscritta da tutte le forze indipendentiste e da Catalunya en Comù/Podem nella giornata di venerdì 23 marzo 2018.

 

“Come presidente del Parlamento di Catalogna, accompagnato da ex presidenti, deputati, ex deputati e rappresentanti della società civile impegnati nella difesa dei diritti civili e politici, mi rivolgo al popolo catalano in questo momento così grave per la politica e la democrazia nel nostro paese.

Ci troviamo in un contesto di involuzione democratica senza precedenti. Negli ultimi tempi abbiamo visto come sono stati ridotti e colpiti in modo progressivo i diritti fondamentali. Abbiamo visto come è stato colpito da provvedimenti polizieschi un referendum e come sono state represse violentemente le persone che si sono recate a votare.

L’escalation di violazioni dei diritti fondamentali perpetrate dalle istituzioni dello Stato ha fatto ieri un nuovo salto in avanti, inaccettabile per tutti i democratici.

Perché criminalizzare idee politiche legittime e considerare azioni politiche proprie di una democrazia come delitti non è giustizia, è repressione.

Perché imprigionare persone per le loro idee politiche e negare la libertà a chi non rinuncia ai suoi legittimi ideali significa sotterrare la libertà ideologica.

Sono azioni che violano i diritti civili e politiche che tengono in piedi lo stato di diritto.

Le ingiuste decisioni prese ieri dai tribunali costituiscono un passo ulteriore. Un passo dolorosamente forte e definitivo nel segno della repressione politica e della violazione dei diritti fondamentali della cittadinanza di questo paese.

Quello che abbiamo subìto ieri è un attacco al cuore della democrazia.

Di conseguenza nessuno può restare indifferente a questo attacco. Coinvolge tutte e tutti noi che amiamo la democrazia, la giustizia e le libertà, con l’indipendenza delle nostre opzioni partitiche e ideologiche.

Abbiamo rappresentanti politici in prigione e in esilio. Abbiamo il Governo della Generalitat commissariato. E un Parlamento attaccato con violenza dai tribunali che non gli permettono di svolgere liberamente le sue funzioni, compresa la prima ed essenziale: eleggere il Presidente della Generalitat.

Ignorando la separazione dei poteri, attaccando i diritti politici dei vari candidati e, con loro, i diritti politici della cittadinanza, non ci hanno obbligati a sospendere una seduta o un’investitura, hanno sospeso la democrazia.

Questo è troppo.

Hanno sospeso la democrazia, e la potremo recuperare solamente con la fermezza e l’unità di tutti i democratici.

Non voglio proporvi la retorica, vi propongo dignità. Non vi chiedo di lamentarvi, vi chiedo risposte. E propongo di costituire, già da ora, un fronte unitario in difesa della democrazia e dei diritti fondamentali.

Un fronte trasversale, basato nel rispetto della pluralità.

Un’alleanza di tutti i democratici per esigere – e ottenere – la libertà delle persone perseguitate per aver messo nelle mani della cittadinanza le decisioni sul futuro politico di questo paese. Perché il loro arresto è ingiusto. Non è necessario. E’ indegno di un paese democratico. E’ proprio di un regime autoritario.

Carles, Oriol, Carme, Joaquim, Dolors, Luis, Raul, Jordis, Meritxell, Josep, Toni, Marta, Anna. Ci impegnamo solennemente a non riposare fin quando non tornerete a casa. Non ci fermeremo, non staremo fermi, non finiremo di lavorare fino a quando non sarete liberi, con le vostre famiglie. Vi vogliamo a casa e lo otterremo, non abbiate alcun dubbio.

Questo non è una questione di bandiere ma di valori universali. Per questo invito i democratici di Spagna, d’Europa e di tutto il mondo a starci affianco. Che continuino ad essere solidali con noi, come noi lo siamo stati in molte occasioni, nella difesa della pace e della libertà.

La sensazione di mancanza di difese e di ingiustizia è molto grande. Ma la risposta, ora più che mai, deve essere civile, pacifica, democratica e di massa. E deve essere politica. Mettiamo la politica al centro. Ora è l’ora della politica.

Sono momenti difficili. Ma è proprio nei momenti difficili che dobbiamo dimostrare la nostra fermezza, le nostre convinzioni, il nostro impegno con la gente, con la democrazia e con il paese.

Tutti coloro che oggi vivono il grigiore di questi momenti siano sicuri che questo paese continuerà ad andare sempre avanti, dignitoso e con la testa ben alta.
Nonostante la durezza degli eventi che stiamo vivendo, voglio dare un messaggio di speranza. Sono convinto che se agiremo uniti, dalla società e dalle istituzioni, se saremo persistenti, se rimarremo fermi, se persevereremo nella difesa dei principi democratici, non solo otterremo la fine delle imposizioni e della repressione, ma potremo aspirare – ciascuno dalle rispettive legittime opzioni politiche – a costruire un paese migliore, più giusto e più libero.

Continuiamo a tenere in alto le bandiere della dignità e della democrazia. Uniamoci per difendere i diritti civili di questo popolo. Costruiamo assieme un futuro di speranza e di libertà per tutte e tutti.

Viva la democrazia e viva la Catalogna”.

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