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Scontro istituzionale tra Spagna ed Euskadi sui bilanci. Il PNV non collaborerà fin quando il 155 sarà vigente in Catalogna

PNV: “è ridicolo che Rajoy voglia discutere del bilancio, lo approvi con i partiti che sostengono il 155”.

Joseba Egibar, dirigente storico del PNV – Partito Nazionalista Basco e suo attuale portavoce nel parlamento basco ha rilasciato un’intervista al giornale digitale Vilaweb nella quale esprime la sua profonda preoccupazione rispetto alle vicende catalane anche perché è opinione diffusa che dopo la Catalogna potrebbero essere proprio i Paesi Baschi a subire una repressione simile.

La patata bollente di questi giorni è che il PNV, con gli eletti della propria rappresentanza nel Congresso di Madrid, ha la chiave numerica per l’approvazione del bilancio dello Stato. Ma le condizioni poste del PNV affinché questo avvenga sono molto complicate e vanno ben oltre una semplice votazione: “Prima di parlare con il PNV Rajoy deve preparare i provvedimenti per l’indulto dei leader catalani”, la repressione deve fermarsi.

Per Egibar la situazione della Catalogna è caratterizzata dall’azione di “uno Stato autoritario e vendicativo che non rispetta il risultato delle elezioni catalane dopo aver espropriato illegittimamente l’autogoverno con l’articolo 155” della Costituzione. “Queste elezioni sono state convocate direttamente dallo stesso Rajoy e Puigdemont ha chiesto continuamente durante la campagna elettorale se ne avrebbe rispettato il risultato. E’ evidente che non solo non lo ha rispettato ma ha ideato una strategia per liquidare i rappresentanti legittimi del popolo catalano. Hanno arrestato una generazione intera di rappresentanti indipendentisti. L’obiettivo è questo, lo ha spiegato la vicepresidente Soraya Saenz de Santamaria, vogliono decapitare l’indipendentismo”.

Il PNV ha il potere di decidere se il bilancio di Mariano Rajoy viene approvato o meno, “ma è il responsabile della strategia di liquidazione dell’indipendentistmo. E’ ridicolo che voglia parlare di bilancio. Che lo approvi con i partiti del 155, con Ciudadanos e con il PSOE. Se perseverano nella strategia di arrestare tutti e di condannare gli indipendentisti, il governo spagnolo deve preparare i provvedimenti di indulto prima di poter parlare con noi. Ci sono questioni prepolitiche”.

“Se non ci metteranno nelle condizioni per parlarne” è probabile che il PNV non voti il bilancio dello Stato di Rajoy. “E’ lo Stato che ha bisogno” di approvare il bilancio, “e il governo sa qual è la nostra posizione. Se c’è una strategia di Stato del PP con il PSOE e Ciudadanos, noi non ci saremo. Mettono sopra a tutto la ragion di Stato e hanno inventato un reato di ribellione ingiustificabile, perché non possono dimostrarne la relazione con la violenza. Se sono disposti a sacrificare il principio della separazione dei poteri e lo stesso sistema democratico sull’altare della ragion di Stato, non vengano a chiedere niente al PNV. Noi staremo sempre con la Catalogna.

“Ci sono alcuni giornalisti amanuensi che scrivono quel che gli chiedono di scrivere, per cercare di affermare la tesi” che alla fine il PNV finirà per votare il bilancio dello Stato così come avvenuto nel 2017. “Non è così, gli accordi del 2017 sono del 2017”. “Lo Stato spagnolo negozia quando ne ha bisogno; quando non ne ha, non negozia e se può di schiaccia. Noi per il 2018 diciamo che il tema della Catalogna non è solo l’articolo 155 ma tutto quello che porta con sé, tutto quel che hanno distrutto. Chi ricostruirà democraticamente tutto ciò che lo Stato spagnolo ha distrutto in Catalogna?”.

Il giornalista di Vilaweb chiede ad Egibar di confermare che il governo spagnolo ha minacciato di portare il bilancio dei Paesi Baschi al Tribunale Costituzione per pressare il PNV a votare il bilancio statale. Secondo il portavoce jeltzale “la loro è un tentativo di controllarci, di farci passare attraverso il setaccio del centralismo. Ma questo non cambierà la nostra posizione sul bilancio dello Stato”.

“In questo momento i poteri dello Stato spagnolo, al di là del governo, hanno scelto una soluzione e hanno deciso che l’autogoverno deve finire. L’articolo 155 significa che i limiti dell’autonomia sono questi e nessuno deve provare a oltrepassare la linea. Se la supera, si attiva il 155 e finisce il gioco. E poi hanno deciso che la strategia penale non deve colpire solo i responsabili indipendentisti ma deve anche far passare la voglia a tutti coloro che vogliono riprovarci. In questo sono tutti d’accordo: governo, tribunali, corpi e forze di sicurezza, sopratutto la Guardia Civil”. “Vedremo come finiranno le mobilitazioni di piazza ma se ci saranno più incidenti gli servirà per giustificare una tesi già stabilità: la violenza c’è stata. La Catalogna deve resistere con intelligenza e perseveranza ma questo comporta sacrificio personale, familiare e collettivo. Ma questo è lo Stato che abbiamo davanti, ed è lo stesso, sia per i catalani che per i baschi”.

“L’autogoverno basco è sempre degno di sospetto. Il governo spagnolo presenta continuamente ricorsi centralisti. Noi ora proponiamo un progetto di nuovo status per il Paese Basco, che vada oltre lo statuto d’autonomia, e ci controllano. Ci dicono di non oltrepassare nessuna linea rossa, perché abbiamo visto cosa è successo in Catalogna. Questo concetto è stato anche espresso chiaramente da Alfonso Alonso (PP) in una sessione del parlamento basco nella quale è arrivato a citare l’esempio di Jordi Turull (indipendentista catalano candidato alla presidenza, arrestato) per minacciare il presidente basco. E’ una minaccia latente fin quando si manifesta”.

Il giornalista ricorda ad Egibar che una volta José Maria Aznar disse, riferendosi al Paese Basco, che in assenza di violenza si sarebbe potuto parlare di tutto. “Di tutto ciò che vogliono – risponde Egibar -, era una bugia. Si è dimostrato che con mezzi democratici, pacifici, con maggioranze parlamentari, non tutti i progetti possono essere realizzati. Abbiamo davanti uno Stato che non considera altra realtà che la propria e che applica il principio dell’imposizione”.

La soluzione può arrivare dall’UE o da organismi internazionali, suggerisce il giornalista… “E’ il momento di ricordare alla Germania che Helmut Kohl si è servito del diritto all’autodeterminazione per riunificare le due germanie. Successivamente ha appoggiato l’indipendenza della Slovenia nonostante la pressione della Serbia. Kohl spiegò che non poteva far altro che appoggiarla perché i tedeschi si erano potuti riunificare grazie a quel diritto. Non si può costruire un’Europa sulla negazione delle realtà nazionali. Alcune di queste nazioni sono precedenti agli Stati. Se non le si lascia esistere, l’Europa che costruiranno non sarà democratica. Affinché sia democratica ogni realtà nazionale deve poter trovare il suo posto a partire dalla libera adesione, non dall’imposizione”, chiosa il portavoce del PNV.

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Il portavoce del PNV al Congresso spagnolo, Aitor Esteban, ha affermato che il suo partito ha già detto in varie occasioni che l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola, che ha commissariato l’autogoverno catalano, ha provocato una situazione di grave eccezionalità. Finché resterà in vigore il 155 il Partito Nazionalista Basco non discuterà e non entrerà nel merito del dibattito sull’approvazione del bilancio statale. L’articolo 155 è stato applicato grazie a una sua interpretazione assolutamente estensiva che mette in dubbio e in pericolo l’autogoverno, non solo quello dei catalani. Perciò finché tutto questo non sarà normalizzato il PNV non parteciperà alla discussione parlamentare su questioni statali. I moderati baschi fanno un appello a trovare una soluzione del problema catalano, visto come problema politico, mediante il dialogo e il negoziato, affinché sia la politica, una volta per tutte, a trovare questa soluzione.

Questa dichiarazione arriva nelle stesse ore in cui il Governo centrale di Madrid minaccia di presentare un ricorso contro il bilancio approvato dal parlamento basco che prevede aumenti salariali del 1,5% per i funzionari pubblici e un aumento dell’1% del finanziamento all’entità di previdenza sociale volontaria degli impiegati pubblici baschi.

Il portavoce del Governo Basco, Josu Elkoreka, ha ipotizzato che la minaccia di ricorso statale contro il bilancio democraticamente approvato dal Parlamento basco è un modo per fare pressione al PNV per approvare il bilancio dello Stato. “In realtà non contribuisce a generare un clima di accordo o a creare spazi di fiducia per nuovi patti”, dice Elkoreka prima di manifestare la sua “più energica protesta istituzionale” rispetto a queste minacce dello Stato. “Ancora una volta il Governo spagnolo abusa e sconfina in modo sproporzionato nell’esercizio delle sue attribuzioni, ignorando olimpicamente lo Statuto d’Autonomia basco”, denuncia Elkoreka.

Da parte sua la coalizione della sinistra indipendentista EH Bildu ha reso noto che si opporrà al “bilancio del 155” in quanto non riconosce né la Catalogna né i Paesi Baschi. I tagli del bilancio statale “restringeranno i diritti civili, politici e sociali”, afferma la portavoce nel Congresso Marian Beitialarrangoitia, “né nel Governo del PP, né in Ciudadanos c’è la volontà di invertire i tagli degli ultimi anni e di fare passi in avanti nel campo dei diritti sociali”.

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[L’ intervista ad Joseba Egibar è stata pubblicata dal giornale digitale Vilaweb. Se vuoi sostenere il giornalismo libero di Vilaweb puoi cliccare qui].

 


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