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Catalogna. L’indipendentismo supera per la prima volta il 50% dei voti.

Nel bel mezzo della pandemia lo Stato spagnolo ha impedito che le elezioni per il rinnovo del Parlamento catalano fossero posticipate alla primavera. Nonostante questo e nonostante la dura repressione degli ultimi tre anni l’indipendentismo catalano supera per la prima volta il 50% dei voti. Sommando le percentuali di tutte le forze indipendentiste, comprese quelle senza rappresentanza parlamentare l’indipendentismo raggiunge il 51,32%.

Queste elezioni fanno registrare il miglior risultato di sempre per l’indipendentismo catalano. In termini di seggi parlamentari l’indipendentismo ottiene 74 eletti contro i 70 del 2017 e i 72 del 2015.

Il Partito Socialista catalano/PSOE diventa il primo partito per 50 mila voti in più rispetto ad Esquerra ma difficilmente questo risultato potrà essere utile per formare un governo. Una vera e propria vittoria di Pirro. Il candidato Presidente Salvador Illa ha manifestato comunque la volontà di presentarsi in Parlamento per tentare di ottenere la fiducia del suo partito, di Esquerra e di Podemos, per la formazione di un governo di sinistra.

La filiale catalana di Podemos conferma con difficoltà i risultati del 2017 con il 6,8% dei voti.

Il PP prosegue nella sua parabola discendente raggiungendo il peggior risultato di sempre con il 3,8%.

Ciudadanos vive una caduta verticale passando dal 25,3% del 2017 al 5,57%, perdendo circa 30 deputati.

Per contro fa irruzione in Parlamento l’esordiente Vox con il 7,7% dei voti e 11 deputati. L’unionismo di centrodestra ha punito i centristi e premiato l’estrema destra. Santiago Abascal ha rivendicato in conferenza stampa per Vox il ruolo di prima forza di opposizione nonostante il primo partito unionista sia il PSC ritenuto un partito regionale in quanto non si presenta in tutto il territorio statale.

La partita tra Esquerra dell’ex presidente prigioniero Oriol Junqueras e Junts dell’ex presidente esiliato Carles Puigdemont è stata vinta dai primi per circa 40mila voti. L’ago della bilancia in questa battaglia interna all’indipendentismo è stato il PDeCat dell’ex presidente Artur Mas che ha raccolto quasi 80mila voti e che, con il 2,7% non avrà rappresentanza parlamentare. L’opzione centrista nel campo indipendentista non è stata premiata.

Esquerra ha già annunciato che presenterà in Parlamento Pere Aragones come Presidente chiedendo il supporto dei voti indipendentisti di Junts e della CUP (che ha ottenuto un buon risultato rispetto al 2017) ma anche di quelli di Podemos in nome dei due temi condivisi da tutte queste forze: l’amnistia dei prigionieri politici e degli esiliati indipendentisti e il diritto a decidere attraverso un referendum ufficiale e concordato con lo Stato.

A prescindere dalle decisioni di Podemos dopo più di 80 anni, senza contare il periodo del governo in esilio durante la dittatura franchista, il Presidente catalano potrebbe essere espressione di Esquerra.

Junts ha fatto sapere che metterà a disposizione i suoi voti in Parlamento esclusivamente per la formazione di un governo indipendentista. Un probabile ostacolo alla strategia di allargamento a Podemos proposta da Esquerra.

 


 

Dichiarazioni post voto

Oriol JunquerasPresidente di Esquerra, Ex Vice-presidente catalano, prigioniero politico: “Ho il dovere di ricordare a tutti che per la prima volta da 80 anni Esquerra avrà nuovamente la presidenza della Generalitat. In questo modo mettiamo fine a un lungo periodo nel quale siamo stati espulsi dalle istituzioni. Prima a causa di una guerra che il fascismo ha scatenato contro tutte le democrazie occidentali e in particolare contro la Catalogna; poi la lunga dittatura franchista e infine un regime autonomista del quale siamo stati sempre all’opposizione.
Per questo motivo è importante che Esquerra abbia vinto queste elezioni e sia oggi nelle condizioni di rilevare la presidenza della Generalitat. E’ importante anche perché per la prima volta nella storia superiamo il 50% dei voti dati ai partiti indipendentisti e siamo convinti che questo sia un messaggio molto chiaro che inviamo non solo alla società catalana ma a tutto il mondo.
La Catalogna afferma chiaramente quale sia la sua volontà: un referendum di autodeterminazione e l’amnistia [per i prigionieri e gli esiliati politici, ndr].
Noi lavoriamo per ottenere il successo di quel processo. Per fare questo ci siamo impegnati a far terminare il processo con la proclamazione della Repubblica catalana. E per farlo resteremo sempre con la mano tesa al resto delle forze politiche e sociali di questo Paese. Disposti a costruire grandi accordi sull’autodeterminazione e sull’amnistia; Grandi accordi per costruire la Repubblica.
Oggi voglio ringraziare tutti i cittadini che ci hanno votati, mi sembra che in qualche modo hanno risarcito un danno storico che questo Paese ha patito per tante decadi, più di 8 decadi. Allo stesso modo voglio mandare un messaggio a tutti i cittadini che non ci hanno votato: devono sapere, vogliamo che sappiano, che non abbiano dubbi sul fatto che troveranno sempre in noi un partito disposto ad accompagnare, a lavorare con empatia, […] con tutto il coraggio che abbiamo dimostrato.
Quando in questo Paese governa Esquerra, quando questo Paese è guidato da Esquerra, quando in questo Paese Esquerra esprime il Presidente… avanza il partito. E avanza grazie a grandi accordi politici e sociali”.

 


 

Pere Aragones, presidente in funzione della Generalitat de Catalunya e probabile prossimo Presidente: “Buona serata a tutte e tutti. Buona serata compagni e compagne. Buon serata cittadini catalani. Non posso iniziare in altro modo se non ringraziando le migliaia di catalani e catalane che hanno fatto fiducia a Esquerra in queste elezioni. Grazie, grazie, mille grazie. Un ringraziamento immenso perché grazie a tutti voi l’indipendentismo ha vinto nuovamente le elezioni per il Parlamento della Catalogna.

La Catalogna oggi fa la Storia. Per la prima volta l’indipendentismo supera il 50% dei voti e questo significa che questo Paese inizia una nuova fase. Abbiamo una forza immensa per ottenere l’amnistia e l’autodeterminazione. Per ottenere la libertà dei prigionieri politici e il ritorno degli esiliati. Abbiamo una forza enorme per ottenere il referendum. Per ottenere la Repubblica catalana. Il risultato è chiaro e inequivoco.

Per questo voglio mandare un messaggio a Pedro Sanchez e a tutto lo Stato spagnolo: [continua in Castigliano] è l’ora di risolvere il confitto, è l’ora di sedersi e capire come risolvere la questione con un referendum, senza repressione, liberamente, democraticamente. [Continua in Inglese] Sediamoci e parliamo. Voglio mandare un messaggio all’Europa, il risultato è chiaro: noi partiti a favore dell’indipendenza siamo la maggioranza, abbiamo preso più del 50% del voto popolare. Il popolo catalano ha parlato, è arrivato il momento per negoziare un referendum di autodeterminazione. Per favore mettetevi in gioco.

[Riprende in Catalano] Quando la Catalogna è governata da Esquerra il Paese avanza. Per questo già da ora lavoreremo per mettere d’accordo tutte le forze indipendentiste e tutte le forze favorevoli al diritto a decidere, all’autodeterminazione, all’amnistia, alla libertà dei prigionieri e degli esiliati, per ottenere il loro supporto per la mia investitura come Presidente della Generalitat de Catalunya.

Abbiamo bloccato l’operazione di Stato che mirava ad espellere l’indipendentismo dalle istituzioni. Abbiamo frenato questa operazione che necessitava dei voti della estrema destra, quella che voleva voltare pagina rispetto al processo in corso, quella che ipotizzava l’amnesia, e che invece si è scontrata nuovamente con un paese che esige l’amnistia e l’autodeterminazione, per risolvere il conflitto politico tra lo Stato spagnolo e la Catalogna.

Il risultato è inappellabile. Nel parlamento c’è una chiara maggioranza di deputate e deputati indipendentisti, c’è una chiara maggioranza di deputate e deputati di sinistra, c’è un’ampia maggioranza di deputate e deputati con i quali siamo convinti di essere d’accordo sul fatto che oggi la Catalogna necessita di iniziare una nuova fase sotto la guida di Esquerra; per rendere possibile l’amnistia, l’autodeterminazione e per ricostruire il Paese da sinistra.

Oggi la cittadinanza catalana ha deciso che vuole fare passi avanti a partire dai grandi accordi che già esistono nella nostra società che vuole l’amnistia e che vuole l’autodeterminazioone; che vuole uscire da questa situazione senza lasciare nessuno indietro e che vuole costruire un Paese, una Repubblica che stia dalla parte della gente.

La Catalogna quindi ha bisogno di una nuova fase. La faremo con questo governo ampio, guidato da Esquerra, come abbiamo detto nella campagna elettorale. Sarà il governo delle lotte condivise, che cercherà la propria forza nei grandi accordi che esistono nel Paese, i grandi accordi che dimostrano che questo Paese, prima di tutto, continua ad essere un sol popolo.

Per questo invio un messaggio a tutte le catalane e i catalani, a tutti e tutte. Lavoreremo per tutti, a prescindere da cosa abbiano votato, da dove arrivano, dalla Lingua che parlano. Ascolteremo tutti, parleremo con tutti e lavoreremo per tutti. Perché solo tutti insieme ne usciremo.

Inizieremo a costruire il governo immediatamente, non c’è tempo da perdere. Perciò chiedo a tutte le forze favorevoli all’amnistia e all’autodeterminazione e specialmente alle forze progressiste, favorevoli all’amnistia e a l’autodeterminazione di raggiungerci in questo percorso ampio. Che facciano un passo avanti per costruire assieme le basi di un accordo programmatico per impegnarsi direttamente nel governo del Paese.

Gli obiettivi sono enormi, immensi, e farsene carico comporta la massima unità, la massima forza. Perciò non ci limitiamo a coinvolgere 72 deputati, la maggioranza assoluta, che troviamo tra i deputati indipendentisti. Vogliamo far unire nella governabilità tutti i deputati impegnati a favore dell’amnistia e dell’autodeterminazione. Vogliamo raggiungere questa ampia maggioranza per la ricostruzione sociale ed economica del Paese, a partire da valori progressisti.

Apriamo quindi una nuova fase guidata dall’indipendentismo di sinistra. Iniziamo una tappa guidata dal catalanismo popolare di Esquerra Republicana. Il partito che più somiglia alla Catalogna e alla sua gente.

Oggi abbiamo fatto nuovamente la Storia. Dopo Macià, Companys, Irla e Tarradellas, quelli che hanno costruito la Generalitat repubblicana, oggi torniamo con questa ampia maggioranza a guidare la principale istituzione del Paese con l’obiettivo irrinunciabile di costruire la Repubblica catalana. Una Repubblica che non solo vogliamo indipendente, ma anche giusta, verde, prospera, femminista ed europeista.

Ringrazio tutti i militanti di Esquerra che lavorando in tutti i Paesi Catalani hanno reso possibile la vittoria di oggi. Grazie anche a i compagni e le compagne vittime della repressione. Non solo al Presidente del nostro partito Oriol Junqueras ma anche a Raul Romeva, Dolors Bassa e Carme Forcadell. Un grande abbraccio alle dirigenti del nostro partito, quelle compagne alle quali la distanza, l’esilio forzato, ha impedito di partecipare di persona alla campagna elettorale. Grazie Marta Rovira, grazie Meritxell Serret.
Siamo in debito con voi, con tutte le persone che hanno patito la repressione. Non c’è alcun dubbio che il risultato di oggi ci legittima a lottare per l’autodeterminazione e l’amnistia. […]

Purtroppo la peggiore delle notizie è l’ingresso in Parlamento dell’estrema destra. Vox è una formazione che coltiva l’odio, è una minaccia in piena regola per la democrazia. Per questo ci opporremo sempre il loro discorso, smonteremo le loro bugie una ad una e non riposeremo finché non riusciremo a far uscire il loro fascismo dalle istituzioni e dalla società catalana. […]

Ora dobbiamo inaugurare una nuova fase di speranza, costruita sui pilastri dell’amnistia e dell’autodeterminazione. Una tappa di ricostruzione alla quale chiamiamo a partecipare un governo ampio. Presenteremo la mia candidatura all’investitura come Presidente della Generalitat con il supporto che vogliamo ottenere da tutti coloro che difendono il diritto all’autodeterminazione e all’amnistia. Per guidare questa ricostruzione, impegnati al massimo per la giustizia sociale, all’uguaglianza delle opportunità; un impegno femminista e contro il cambio climatico; un impegno di radicalità democratica per combattere il fascismo e il razzismo. […]

Esquerra, quasi 90 anni dopo, grazie al risultato, ai voti della gente, sta per ottenere questa grande maggioranza per la presidenza della Generalitat. Saremo i primi servitori del popolo di Catalogna, esistiamo solo per questo: servire la Catalogna e la sua gente.

Viva la Catalogna, viva la Repubblica, viva la libertà.

 


 

Carles Puigdemont, ex Presidente catalano, in esilio. Oggi è un giorno in cui possiamo ripetere quel che abbiamo detto tre anni fa qui a Bruxelles dopo le precedenti elezioni. L’indipendentismo ha vinto nuovamente le elezioni e possiamo dire con la stessa chiarezza di tre anni fa che abbiamo sconfitto le forze del 155 [il provvedimento legale che ha sospeso l’autonomia catalana e rimosso il governo legittimo, ndr] che continuano a non avere la forza di articolare un governo stabile e forte.

Dopo tre anni, contro tutti i pronostici, diciamo al mondo che abbiamo raggiunto quel che nessuno pensava potesse succedere: […] la vittoria dell’indipendentismo, contro tutte le previsioni.

Tre anni dopo stiamo molto meglio, abbiamo superato ampiamente il 50% e abbiamo ampliato il numero degli eletti indipendentisti, ce ne sono più che mai nella Storia.
Nonostante l’indipendentismo si sia presentato diviso, nonostante abbiamo perso molti volti che non hanno ottenuto rappresentanza parlamentare, il messaggio della gente è sempre lo stesso, persiste, in modo nitido, senza dubbi: solo l’indipendentismo può costruire una alternativa di governo, solo l’indipendentismo sarà in condizione nel Parlamento di dare le risposte che i catalani esigono dalla classe politica.
E’ una risposta che parte dalla lettura politica di questo risultato straordinario dell’indipendentismo. Abbiamo il dovere di cercare di tradurre questo messaggio in forma esplicita. Abbiamo la forza per farlo. Noi in questo senso possiamo dire che l’obiettivo non è la maggioranza di eletti nel Parlamento bensì mostrare al mondo che l’indipendentismo è sopravvissuto alla durissima repressione per tre anni e tre mesi, incrementando la sua potenza. E’ il nostro dovere.

Il messaggio che dobbiamo far arrivare a Madrid e in Europa è che nonostante lo sforzo di tutta la campagna negativa dello Stato spagnolo che mirava a presentare il movimento indipendentista come non imprescindibile, è impossibile fare politica senza parlare di indipendenza, senza passare per i gruppi indipendentisti, senza passare da un Parlamento che ha una voce autorizzata dalle urne per parlare di indipendenza e di Repubblica catalana.

Lo faremo, questo sarà il nostro dovere, Junts ha ottenuto l’appoggio per poterlo fare e sono convinto […] che trasformeremo in realtà il messaggio che ci ha inviato il popolo catalano.

 


 

Dolors Sabater, candidata della CUP. Difendiamo l’idea che non si possa separare la lotta indipendentista dalla lotta per un cambio sociale ed economico; L’idea che non possiamo permettere che si ritorni in un ciclo in cui l’indipendentismo, anche se maggioritario, rimanga stagnante e non avanzi. Questo è quello che si è verificato negli ultimi anni.

Quindi, in questo momento grave in cui guardiamo l’estrema destra ottenere una presenza che mai avremmo potuto immaginare in Catalogna; in questo momento in cui la situazione economica e sociale della maggioranza delle persone in questo Paese è di gravità estrema; in un momento di grave repressione e di non soluzione del conflitto politico… il nostro ruolo, la nostra forza che ci viene dalle urne, il nostro risultato elettorale, configura un Parlamento che deve seguire un nuovo ciclo.

Tutto questo ci obbliga a chiedere di fare in fretta, senza perdere un minuto. Noi chiameremo immediatamente gli altri responsabili politici per chiedere a tutte le forze di prendere subito delle decisioni per capire quale sia la rotta che dobbiamo prendere come Paese sin da ora sull’autodeterminazione, l’amnistia che fermi la repressione, il piano di riscatto sociale per far fronte alla pandemia e la lotta contro il cambiamento climatico. Su queste idee c’è già un accordo, ma dobbiamo trasformarlo in proposte concrete e sarà a partire da questo che decidere la nostra posizione nel momento di dare o meno supporto al nuovo governo.

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