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Corsica, autodeterminazione al 52%. Parigi e UE potranno continuare a non ascoltare?

Il risultato del primo turno delle elezioni territoriali ottenuto dalla coalizione nazionale Pè a Corsica, unione degli autonomisti di Femu a Corsica e degli indipendentisti di Corsica Libera, è storico. Sommato a quello di Rinnovu fa sì che più di un còrso su due abbia votato forze a favore dell’autodeterminazione. La voglia di una nuova politica ha confermato la fiducia alle forze che due anni fa per la prima volta nella storia avevano preso il potere. La classe politica classica è in piena crisi.

Nel nord dell’Isola la coalizione pro autodeterminazione ha ottenuto un risultato spettacolare che si attesta sul 46%, sia nelle zone rurali che nelle città. Nella Corsica del Sud il centrodestra non ha potuto arginare la potenza del voto di Pè a Corsica che ha raddoppiato i suoi consensi rispetto alle elezioni territoriali del 2015.

 

Le voci dell’autodeterminazione

Il presidente Gilles Simeoni ha affermato con emozione che il primo turno è stato caratterizzato da uno tsunami democratico, un risultato storico, e ha reso omaggio a tutti i compagni di coalizione e a tutti gli attivisti che hanno realizzato la campagna elettorale e che hanno reso possibile il risultato di ieri sera. Ha ringraziato chiaramente anche gli oltre 54mila còrsi che hanno dato fiducia a Pè a Corsica. “Questo tsunami coinvolge trasversalmente tutta la nostra società e tutto il territorio còrso, ha conquistato città e paesi, ci dà una responsabilità enorme”, afferma Simeoni. “Dobbiamo continuare a lavorare non solo al servizio dei nazionalisti ma al servizio di tutti i còrsi. Per il secondo turno noi ci presentiamo con determinazione e con l’umiltà di continuare a spiegare ai còrsi i nostri progetti, le sfide che ci attendono nei prossimi anni, con la forza del nostro impegno, del nostro ideale e delle nostre convinzioni”.
Per quanto riguarda i rapporti con Rinnovu il presidente prende atto dell’indisponibilità ad un accordo per il secondo turno ma pensa che il dialogo debba proseguire, per “lavorare assieme, in una convergenza strategica di tutti i nazionalisti da costruire sui concetti base e sulla fiducia politica che ci hanno dato i còrsi. Quello che sta succedendo in Corsica è frutto della voglia di cambiare il vecchio sistema politico ma sopratutto dell’aspirazione profonda alla democrazia, alla modernità, all’emancipazione del popolo còrso”, conclude Gilles Simeoni.

Da parte sua Paul-Fèlix Benedetti, leader di Rinnovu, si dichiara soddisfatto dei suoi 8mila voti e di esser riuscito ad affermare un discorso forte collegato alla proprie convinzioni storiche sui fondamentali della lotta contemporanea: “un discorso sociale, per una soluzione politica, per l’emancipazione della Corsica, per avere un giusto posto nel Mediterraneo e in un’Europa moderna. Abbiamo la soddisfazione di aver affermato la nostra opzione politica e di averle dato rappresentanza democratica. I còrsi oggi hanno dimostrato la volontà di cambiamento, per il superamento di una classe politica arcaica, per la creazione di uno spazio politico attorno a idee moderne e pragmatiche al quale noi vogliamo partecipare portando il nostro discorso contro l’esclusione, contro la miseria sociale, contro la distruzione programmata del popolo còrso, per affermare i nostri valori, il nostro diritto all’esistenza e alla sovranità”. Benedetti chiude con una considerazione sul ruolo del presidente Simeoni: “I nostri voti ricordano al presidente che è sì il presidente di tutti i còrsi ma anche dei patrioti còrsi”.

Jean-Guy Talamoni, presidente dell’Assemblea di Corsica, dichiara che si aspettava elezioni positive. Definisce il risultato come impressionante per la sua grandezza, “Parigi deve prendere atto di questo risultato che connoterà i prossimi mesi – afferma -, ora dobbiamo parlare a tutti i còrsi. Abbiamo dimostrato che non siamo solo gli eletti dei nazionalisti: una delle ragioni della nostra vittoria è che la gente si è resa conto che andiamo oltre il vecchio sistema che trattiamo tutti allo stesso modo”.
Ragionando del risultato deludente della lista La Republique En Marche espressione della maggioranza del presidente francese Macron, Talamoni dichiara che “la società còrsa funziona in modo differente rispetto allo Stato. A Parigi pensano che le ricette del continente funzionino automaticamente anche in Corsica ma non è così. Chiediamo al presidente e al governo di rompere con la politica dell’indifferenza, di accettare la democrazia, il paesaggio politico è stato stravolto, dovranno discutere con noi e prendere atto del fatto che quel che proponiamo è stato ratificato dall’elettorato. Abbiamo interpretato così perfettamente la nostra società che anche le forze a noi avversarie hanno dovuto integrare nei loro programmi i nostri obiettivi”. Talamoni ricorda che già nella legislatura precedente a quella del 2015, quindi quando Pè a Corsica ancora non era al governo, l’Assemblea di Corsica ha votato ad ampia maggioranza la co-ufficialità della Lingua còrsa rispetto al Francese, lo status di residenza per combattere la spoliazione immobiliare e l’amnistia per i prigionieri e i ricercati. “Quindi alla luce dei risultati elettorali degli ultimi anni e di ieri sera – afferma Talamoni – lo Stato dovrà aprire una discussione leale con gli eletti còrsi”.
La risposta dello Stato sui temi citati da Talamoni è sempre stata chiara, l’ex ministro Valls ad esempio ha sempre sostenuto che non esiste altra Lingua ufficiale rispetto al Francese e che in Corsica non esistono prigionieri politici. Ma Talamoni risponde che gli attuali responsabili del governo francese dovranno “rendersi conto della realtà: i còrsi hanno votato tre volte consecutivamente per i nazionalisti e hanno dato copertura politica alle nostre proposte. I còrsi pensano che la Corsica sia una nazione”.

Sui tempi e i modi dell’indipendenza Talamoni afferma che “abbiamo un accordo di legislatura di 10 anni con una forza autonomista, ci sono due correnti, una, di cui sono responsabile, è indipendentista. Ma non ci sarà in questi 10 anni un processo di indipendenza, non c’è stato ancora un voto valido per procedere in questa direzione. L’opzione indipendentista è ancora minoritaria, non siamo in una situazione simile alla Catalogna che dal punto di vista istituzionale gode di uno Statuto che le dà ampi poteri. Inoltre la Catalogna è una regione d’Europa prospera mentre la Corsica è stata impoverita” dalle politiche dello Stato francese. “Oggi noi quindi lavoriamo, tra indipendentisti e autonomisti, per l’emancipazione della Corsica sul piano culturale, economico e sociale. Per quanto ci riguarda confermiamo di essere indipendentisti e democratici, cioè non ci sarà l’indipendenza se non sarà votata dalla maggioranza dei cittadini còrsi e, se lo faranno, nessuno potrà opporsi perché sarà una scelta democratica”.

 

 

Dov’è la vecchia politica?

Questa tornata elettorale è stata quella con la minore partecipazione di sempre, metà della popolazione non è andata a votare, l’astensione è stata del 48%. Tra le cause di questa disaffezione al voto possiamo citare una campagna elettorale molto breve durante la quale gli appuntamenti sul territorio sono stati seguiti per lo più da persone già convinte e non hanno dato modo di coinvolgere nuovi elettori. Il grave maltempo nelle zone interne, con ingenti nevicate su tutti i rilievi non può giustificare l’astensione nelle grandi città costiere.

Ma è guardando i dati che è possibile trovare una chiave di lettura diversa. Le forze del centro-sinistra unionista hanno ottenuto circa 20mila voti, molti meno rispetto ai 35mila di due anni fa e ai 40mila delle precedenti elezioni.
L’astensione potrebbe essere frutto del rifiuto della riforma istituzionale che ha soppresso i dipartimenti dell’Alta Corsica e della Corsica del Sud in favore della creazione della Collettività unica, obiettivo storico dell’indipendentistmo. In un’Isola con così pochi abitanti, dove tutti si conoscono, nella quale i gradi di parentela hanno il loro rilievo, caratterizzata da sempre da un voto molto personalistico rispetto ai capibastone delle varie correnti politiche, i dipartimenti erano sì i nodi del clientelismo ma anche un punto di riferimento per gli amministratori locali e per i cittadini. In aggiunta la crisi della vecchia classe politica e l’assenza di molti uomini forti della politica isolana hanno lasciato orfani molti elettori che hanno assistito impotenti alla scomparsa delle loro forze di riferimento. Basti pensare all’assenza del Parti Radical de Gauche e del Parti Socialiste. Anche il Front National è crollato dal 10 al 2%. Agli elettori delle vecchie forze politiche che per decenni si sono spartite il potere servirà del tempo per riambientarsi alla nuova situazione.

 

D’ora in avanti

La portata storica del risultato delle forze pro autodeterminazione non sembra poter essere scalfito da speculazioni politiche di alcun tipo: Simeoni e Talamoni devono ancora affrontare il secondo turno ma, presumibilmente, il ventilato fronte unionista repubblicano francese non vedrà la luce – o comunque potrà essere sconfitto – e i due si dovrebbero ritrovare ad amministrare un’Isola che per la prima volta dopo secoli gode di una sola ed unica realtà istituzionale. La scommessa dell’unione nazionale è stata vinta, quella della riforma istituzionale anche. Nei prossimi cinque anni di governo Femu a Corsica e Corsica Libera potranno dimostrare la loro determinazione e la loro coerenza nell’ammodernamento della politica e delle istituzioni, nel rilancio e nell’ottenimento di risultati oggettivi circa i temi fondamentali della loro storia politica, nell’avvio di un nuovo rapporto tra Corsica e Stato francese sulla base dei nuovi equilibri.

Da parte sua lo Stato non potrà continuare a ignorare le proposte di dialogo dei rappresentanti istituzionali còrsi, pena un sempre maggiore scollamento tra la società còrsa e le istituzioni statali. Specularmente anche i responsabili politici e istituzionali europei dovranno prima o poi fare i conti con l’espressione a favore dell’autodeterminazione dei popoli delle nazioni senza Stato che, con serenità e forza, stanno inesorabilmente scrivendo pagine democratiche dalle quali difficilmente si potrà tornare indietro.

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