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Cosa succederà se lo Stato spagnolo proverà a commissariare la Generalitat o a sciogliere l’autonomia catalana?

Crescono le minacce di un possibile intervento diretto sull’autonomia da parte del governo spagnolo. Il governo spagnolo può commissariare la Generalitat de Catalunya? Potrebbe scioglierla? Potrebbe nominare un presidente fantoccio? Il presidente della Generalitat accetterebbe di essere sostituito forzatamente? E come reagirebbero i comuni e i cittadini? E la polizia catalana?

Traduzione dell’editoriale di Vilaweb del 2/2/2017,goo.gl/j3hbfL
In questi ultimi giorni sono cresciute le voci, le minacce e le opinioni sulla possibilità di un commissariamento della Generalitat da parte del governo spagnolo. Il governo Rajoy ha annunciato di essere disposto ad adottare le contromisure del caso per impedire il referendum. I media spagnoli suggeriscono indiscrezioni addirittura su una possibile sospensione dell’autonomia catalana. Ma è possibile tutto questo?

Scarso fondamento giuridico

L’autonomia fa parte del sistema giuridico spagnolo. E il diritto all’autonomia è riconosciuto dall’articolo 2 della costituzione e gli statuti d’autonomia fanno parte dell’ambito costituzionale. La costituzione è sopra di loro ma non sono semplici leggi come le altre.
Il governo spagnolo ha ipotizzato due possibili strade. La più scontata è quella dell’articolo 155, ma potrebbe essere applicato anche il famoso e controverso articolo 8.
L’articolo 155 dice: “Se una comunità autonoma non ottempera agli obblighi che la Costituzione o altre leggi gli impongono, o attua in modo tale da attentare gravemente all’interesse generale della Spagna, il Governo, previa richiesta al presidente della Comunità Autonoma e nel caso in cui esso non risponda positivamente, con l’approvazione della maggioranza assoluta del Senato, potrà adottare le misure necessarie per obbligare la Comunità Autonoma ad ottemperare forzosamente di detti obblighi o per proteggere il citato interesse generale. Per attuare le misure previste il Governo potrà impartire istruzioni a tutte le autorità delle comunità autonome”.
L’articolo 8 dice: “Le Forze Armate, costituite dall’Esercito di Terra, l’Armada e l’Esercito dell’Aria hanno come missione garantire la sovranità e l’indipendenza della Spagna, difenderne l’integrità territoriale e l’ordinamento costituzionale”.

La sospensione dell’autonomia avrebbe valore giuridico?

Difficile dirlo. La giustizia spagnola ha forti legami con il potere politico e quindi è probabile che approverebbe l’azione del governo. Ma l’argomentazione giuridica sarebbe comunque molto debole. L’articolo 155 parla di “attuazione forzosa” da parte delle autorità autonome e dice che il governo spagnolo potrebbe dare istruzioni a tutte le autorità delle comunità autonome. Questo scongiura ovviamente il fatto di poterle sostituire o dissolverle. Questa norma inoltre potrebbe essere applicata a partire da una interpretazione molto forzata, e quindi molto discutibile, della costituzione spagnola.
Per quanto riguarda l’articolo 8, è evidente che l’utilizzo dell’esercito significherebbe un deragliamento enorme in scala europea, impossibile da accettare per l’Unione. Di fatto i tribunali europei, come già successo […], possono interpretare le leggi spagnole e bloccare decisioni. Potrebbe intervenire anche nel caso di sospensione o scioglimento dell’autonomia. Bisognerebbe, però, chiederlo.

Scioglimento o sostituzione?

Le scelte legali suscitano dubbi rispetto alle conseguenze di un intervento dello stato sull’autonomia. Ci sono solamente due possibilità plausibili:
– La sostituzione del presidente della Generalitat con un presidente scelto da Madrid e che non sia stato eletto
– Lo scioglimento completo e la liquidazione dell’istituzione autonoma
Lo scioglimento appare molto difficile. Lasciando da parte lo scontro istituzionale – che paralizzerebbe completamente la vita quotidiana in Catalogna -, la Generalitat ha il ruolo chiave di gestire e prestare la maggior parte dei servizi che i cittadini ricevono. Scioglierla implicherebbe difficoltà operative enormi. Gli insegnanti, ad esempio, sono funzionari della Generalitat. Così come i medici del Servizio Catalano di Salute. Passerebbe ad essere automaticamente funzionari dello stato? Come ne controllerebbe il lavoro lo stato? Quale catena di comando e decisione sarebbe improvvisata?
Giuridicamente lo scioglimento dell’istituzione darebbe gravi problemi. Le autonomie sono Stato, assieme alle istituzioni centrali e quelle municipali. E tutti i territori hanno autonomia. La costituzione non prevede un territorio senza autonomia. Ma al contrario, dal momento che l’articolo 2 “riconosce e garantisce il diritto all’autonomia delle nazionalità e delle regioni e la solidarietà tra esse”.

Sostituire il presidente con un presidente fantoccio, la possibilità più probabile

La via d’uscita più probabile, quindi, sarebbe quella di sostituire il presidente della Generalitat e le alte cariche con persone scelte direttamente da Madrid. Sarebbe un fatto evidentemente grave che porterebbe a difficoltà importanti, ma non come quelle della soluzione precedente.
Il problema più grande sarebbe trovare un politico o una personalità pubblica, un banchiere famoso o un imprenditore di prestigio, che si presti a sostituire, protetto dalla forza dello stato, il presidente della Generalitat. Non è difficile immaginare che le conseguenze personali per lui e per l’impresa o associazione che rappresenta sarebbero molto gravi. Tenendo anche conto del fatto se questa nomina potrebbe essere realmente effettiva. Perché la seconda parte dell’equazione è la reazione della Generalitat rispetto ad un decreto di scioglimento. Sicuramente non sarebbe facile.

L’insubordinazione istituzionale

Il fatto più sorprendente delle ipotesi che arrivano da Madrid è che considerano cosa fatta che un decreto di commissariamento della Generalitat sarebbe rispettato supinamente dalla Catalogna. La domanda è molto semplice: che succede se non lo farà?
Immaginiamo la situazione. Il governo spagnolo decreta il commissariamento della Generalità, ma il presidente si rifiuta di lasciare il palazzo e riafferma solennemente la sua autorità. I deputati restano riuniti nel parlamento. E la polizia autonoma pattuglia le strade. I professori vanno a scuola. E…
Immaginiamo che immediatamente dopo reagiscano i comuni, le province, le università, le associazioni di ogni tipo, imprese, club, etc., che approvano mozioni che ribadiscono solennemente che riconoscono solamente l’autorità del governo catalano e il legittimo parlamento e che respingono l’intervento spagnolo.
A cosa servirebbe, in queste condizioni, un decreto firmato a Madrid che nomina un presidente diverso e che rimuove il presidente eletto? Il precedente italiano, che evocano alcuni politici spagnoli, quando l’UE ha imposto un presidente del consiglio non votato, è chiaramente differente: in quel caso i partiti politici lo accettavano. Ma non sembra che la maggioranza del Parlamento catalano oggi sia disposta ad accettare una proposta di questo tipo.

L’incidente ferroviario

In questo senso andremmo direttamente allo scontro tra treni. Due legittimità che si scontrano. La Generalitat potrebbe invocare la costituzione spagnola e il governo spagnolo lo stesso. […] Avremmo un presidente supportato dalla società con la legittimità democratica di essere stato votato e un altro presidente legato al governo spagnolo: due legittimità che farebbero riferimento a due interpretazioni diverse della stessa costituzione.

Come si potrebbe risolvere la situazione?

L’incidente ferroviario descritto avrebbe tre componenti ineludibili, che deciderebbero quale delle due legittimità finirebbe per imporsi in tempi probabilmente brevi:
– la reazione popolare
– le finanze delle istituzioni catalane
– la reazione della comunità internazionale
Nell’era dell’informazione globale e delle immagini istantanee, il comportamento della cittadinanza avrebbe una grande importanza. Un conflitto di queste dimensioni farebbe atterrare a Barcellona un parte sostanziosa dei mezzi di comunicazione globali e quello che si vedrebbe in strada farebbe il giro del mondo. Dalle manifestazioni alle barricate, il ventaglio di possibili soluzioni è pressoché infinito.
D’altro lato, le finanze sono un aspetto chiave. La Generalitat dovrebbe resistere quantomeno qualche ora e sicuramente qualche giorno. E’ evidente che la prima manovra che intraprenderà il governo spagnolo, se non lo farà già adesso, sarà l’asfissia economica. Come si potrebbero trovare i soldi per resistere è la principale questione da risolvere. La migliore soluzione sarebbe che l’agenzia catalana riscuotesse le tasse e semplicemente non inviasse a Madrid i fondi. Ma sembra che questa ipotesi non si possa avverare in tempi così stretti.

Il riconoscimento internazionale, fattore chiave

Così, l’unica soluzione, definitiva, va legata al terzo componente: il riconoscimento internazionale. Se ci sarà riconoscimento internazionale – non unanime, ma di qualche paese – non sarà difficile finanziarsi nel mercato internazionale. Ma questo accadrà?
Affinché si abbia una reazione internazionale devono avverarsi due condizioni. La prima è che il governo catalano la chieda e la seconda è che si proclami l’indipendenza. Altrimenti il conflitto resterebbe un affare interno tra due amministrazioni spagnole, grave quanto si vuole ma in definitiva un affare interno.
Così quindi l’intervento spagnolo nei confronti della Generalitat potrebbe finire per essere il volano della proclamazione unilaterale di indipendenza. Un effetto sicuramente non voluto ma difficile da evitare se si scatena la successione prevedibile dei fatti. Per questo motivo i contrari all’intervento avvertono Madrid che rifletta approfonditamente prima di agire, perché se lo farà non ci sarà possibilità di fare marcia indietro, né per gli uni né per gli altri.
Traduzione a cura di Franciscu Pala dell’editoriale di VilaWeb del 02/02/2017.

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