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La Spagna invalida la candidatura europea di Puigdemont che, con l’ANC, chiede all’UE sanzioni contro la Stato

La Giunta Elettorale spagnola ha invalidato la candidatura europea di Puigdemont e di due ex ministri catalani esiliati nonostante un membro della Giunta, Andrés Betancor, qualche mese fa avesse ammesso in un suo scritto pubblico che sarebbe stato legalmente impossibile impedire a Puigdemont di presentarsi alle elezioni europee. In questo senso Betancor auspicava una tempestiva modifica delle norme in materia.

Venerdì 3 maggio si terrà una manifestazione unitaria di JxCat, ERC, CUP, ANC e Òmnium per denunciare il divieto di candidatura dei responsabili indipendentisti esiliati. Sotto lo slogan “Per i diritti civili e politici: basta alla manipolazione elettorale” i partiti e le entità indipendentiste si riuniranno nei pressi della delegazione del governo spagnolo in Catalogna per porre l’accento sulla dubbia imparzialità e sul condizionamento politico della Giunta Elettorale dello Stato.

Òmnium Cultural ha definito il veto alla candidatura di Puigdemont come “un fatto insolito in qualsiasi paese democratico”. L’ANC e il Consiglio per la Repubblica – entità creata per tutelare l’esito del referendum del 1 ottobre e la conseguente dichiarazione repubblicana – hanno descritto la situazione come caratterizzata da “gravi violazioni” dei valori europei stabiliti dai trattati internazionali come “la dignità umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, il primato della legge e il rispetto dei diritti umani”.

Nel frattempo l’ANC e il Consiglio per la Repubblica annunciano la presentazione all’UE di un’Iniziativa dei Cittadini Europei affinché venga applicato l’articolo 7 del Trattato di Lisbona per sanzionare la Spagna per violazione di valori basilari come i diritti umani o il primato della legge. L’applicazione di questo articolo può comportare la perdita del diritto di voto nel Consiglio Europeo. Lo spirito dell’iniziativa mira ad “aiutare la democratizzazione della Spagna” e al “riconoscimento del diritto all’autodeterminazione”.

Una volta ricevuta l’Iniziativa popolare la Commissione Europea avrà due mesi per decidere se registrarla: verrà valutato se la proposta popolare va oltre le competenze della Commissione, se è illecita, frivola, vessatoria e se è contraria ai valori europei. In questo momento gli unici Paesi che hanno a carico un processo di sanzione a causa dell’attivazione dell’articolo 7 del Trattato di Lisbona sono l’Ungheria e la Polonia.

Giovedì 2 maggio il presidente Puigdemont e la presidente dell’ANC Elisenda Paluzie – accompagnati dal Gérard Onesta, ex vicepresidente del parlamento europeo e da Igor Koršič, direttore artistico e professore dell’Università di Ljubljana – hanno tenuto una conferenza stampa a Bruxelles durante la quale hanno annunciato che l’Iniziativa popolare è firmata da sette cittadini di sette Stati membri: Finlandia, Svezia, Francia, Slovenia, Spagna, Germania e Belgio. 

Se l’Europa non accetterà l’iniziativa popolare le entità che la presentano ricorreranno presso il Tribunale di Giustizia dell’Unione Europa. Se invece la proposta sarà accettata e registrata l’ANC e il Consiglio per la Repubblica avranno un anno di tempo per raccogliere 1 milione di firme in almeno sette Stati membri dell’UE.

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