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Referendum Catalogna. Aggiornamenti e ultime notizie.

IN RILIEVO 27-10-2017 La votazione del Parlament approva l’inizio del processo costituente. La Repubblica catalana è formalmente approvata. Il governo spagnolo scioglie il parlamento catalano, destituisce il presidente Puigdemont, il vicepresidente Junqueras, tutto il governo e il Maggiore dei Mossos Trapero. Convoca inoltre elezioni catalane per il 21 dicembre. Lunedì 30-10-2017 membri del governo si sono recati al lavoro normalmente mentre Puigdemont e altri 4 ministri sono a Bruxelles e non torneranno finché non avranno garanzie di un giudizio giusto.


Più di 155 amministratori indipendentisti sardi firmano un manifesto per il riconoscimento della Repubblica Catalana. Consulta il testo bilingue e la lista dei sottoscrittori che sarà costantemente aggiornata.

02-11-2017 19:00 La Procura ha chiesto carcere preventivo per il vicepresidente Junqueras e per 7 ministri catalani. Il giudice accetta la richiesta e fa arrestare il vicepresidente Oriol Junqueras e i 7 ministri del governo democratico catalano. Manifestazioni spontanee in tutta la Catalogna. Il Parlamento catalano a Barcellona è circondato da cittadini che chiedono la libertà immediata del governo catalano.

Messaggio istituzionale del presidente Puigdemont: “Questo rompe i principi basilari della democrazia. Invece di scommettere sul dialogo scommettono sulla repressione. Le elezioni si celebreranno in un clima di repressione e arresti. Chiedo la libertà dei ministri e di Junqueras. Chiedo la fine della repressione politica. Ci aspetta una repressione lunga e feroce. Non possiamo sbagliare. Dobbiamo combattere senza violenza, con la pace e il rispetto. Dietro le sbarre il governo legittimo di Catalogna è più degno dei suoi illusi carcerieri”.

Prime reazioni immediate. Il sindaco PSOE/PSC di Terrassa si dimette e strappa la tessera del partito. Il sindaco di Terrassa, Jordi Ballart, si è dimesso da sindaco e ha strappato la tessera del PSC, partito che da tempo non lo rappresentava, ammette in un comunicato. Il sindaco afferma che continuerà ad essere socialista, federalista e catalanista e che si dimette proprio perché il PSC non interpreta più questi ideali. Ballart scommette su una Spagna plurinazionale e in un referendum concordato per uscire dalla situazione politica catalana.

L’ex presidente catalano José Montilla (PSC): “Rispetto le decisioni dei giudici ma queste misure detentive sono totalmente sproporzionate”.

Nuria De Gispert, ex presidente del Parlamento catalano: “Chiedo di riempire le urne il 21D, la Catalogna ha solo la gente ma ha tanta forza. Abbiamo una giustizia ingiusta”.

Albano Dante Fachin, segretario cessato di Podem Catalunya: “Niente continuerà ad essere uguale. Dobbiamo dare una risposta unanime. Partiti, sindacati, organizzazioni antifasciste, daremo una risposta. No passaran! Gli fa paura che restiamo uniti e pacifici. Ci vediamo domani, dopodomani e così fino al 21D”.

Iglesias (Podemos): “Mi vergogno del fatto che nel mio paese si mettano in prigione gli oppositori. Non voglio una Catalogna indipendente ma oggi dico: libertà per i prigionieri politici”. Il segretario di Podemos non è stato l’unico che ha dimostrato indignazione per questo arresto, anche il leader di Catalunya en Comú, Xavier Domènech, ha assicurato che è stato “il peggio” che sarebbe potuto succedere. “Servirà fermezza e intelligenza per superare questo momento. Amnistia!”

02-11-2017 10:00 La Procura chiederà l’ordine internazionale di arresto per Puigdemont e i ministri che rimangono a Bruxelles. Gli avvocati del Governo catalano a Bruxelles hanno chiesto di poter far dichiarare i propri assistiti via videoconferenza dal Belgio ma la Procura ha negato il consenso e chiederà che venga eseguito quanto previsto nella denuncia che ha presentato contro il Governo per la dichiarazione della Repubblica catalana. Le procedure prevedono l’arresto immediato nel caso in cui i membri del Governo non si presentino presso l’Audiencia Nacional per dichiarazioni. Dei 14 componenti del Governo solo 9 si sono recati oggi a Madrid. La Procura può chiedere ai giudici di fare richiesta di cattura internazionale.

02-11-2017 09:00 Barcellona riconosce come “legittimo” il governo Puigdemont. L’assemblea municipale della capitale catalana ha riconosciuto come legittimi il governo presieduto da Carles Puigdemont e il Parlamento composto in base ai risultati delle elezioni del 27 settembre 2015. Ha anche rifiutato l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione che ha annullato l’autogoverno. La proposta di ERC è stata appoggiata da Barcelona en Comú, dal PDeCat e dalla CUP. Hanno votato contro Ciudadanos, PSC e PP. Non è stata invece accolta la proposta della CUP per il riconoscimento della Repubblica Catalana. Fonti vicine alla Sindaca Ada Colau hanno detto che la repubblica deve avere “basi solide”, non deve essere solo “uno stato mentale”. La CUP ha risposto che “non sono possibili equidistanze: o si è a fianco dell’oppressore o dell’oppresso”.

31-10-2017 21:00 Forcadell, Puigdemont e il Governo chiamati a dichiarare il 2 novembre. In tre giorni dovranno depositare 6,2 milioni di euro. L’Audiencia Nacional spagnola chiama a dichiarare la predidente del parlamento catalano, il presidente Carles Puigdemont e i ministri del governo catalano. La magistratura ha accettato la denuncia della Procura per delitti di ribellione, sedizione e malversazione. Dovranno comparire come indagati e si valuteranno eventuali misure restrittive cautelari. Il deposito dei 6,2 milioni di euro dovranno essere depositati entro tre giorni altrimenti verranno sottoposti a sequestro i beni personali degli indagati. La magistratura spiega che “come esposto nella relazione della Procura gli investigati hanno agito per la proclamazione di una Repubblica catalana indipendente dalla Spagna, rompendo l’organizzazione territoriale dello Stato. Hanno ordito una strategia alla quale si è attenuto tutto il movimento secessionista, perfettamente organizzata e con la suddivisione dei ruoli tra le autorità governative, parlamentari e associative. Tutto questo ha portato alla celebrazione del referendum illegale il giorno primo di ottobre e alla dichiarazione di indipendenza approvata dal parlamento catalano il passato 27 ottobre”.
Anche la presidente del parlamento Carme Forcadell e altri cinque membri del tavolo di presidenza parlamentare saranno indagati per ribellione e anche nel loro caso potranno essere disposte misure cautelari personali.

Non è ancora chiaro se Puigdemont e i suoi ministri si presenteranno davanti alla Magistratura, dopo le parole pronunciate dal presidente a Bruxelles vi sono dubbi sul fatto che si vorrà spostare dalla capitale belga in assenza di garanzie per un giudizio equo. Nel caso in cui non si dovessero presentare la Procura potrebbe chiedere alla Magistratura di spiccare ordini di cattura internazionale così da costringere le autorità belghe all’arresto e alla consegna degli imputati. Dal 2002 infatti il vecchio sistema dell’estradizione è stato sostituito da un sistema più agile di cattura e consegna tra gli Stati membri dell’UE. Il regolamento europeo riduce i possibili motivi di respingimento della richiesta di estradizione. Tra i casi contemplati per l’estradizione non c’è né la ribellione e né la sedizione ma si trova la corruzione. In questo senso Puigdemont sarebbe incluso in quanto accusato di malversazione di fondi pubblici. Il Belgio stabilisce però tutta una serie di motivi per i quali la richiesta di estradizione può essere rifiutata come per esempio l’esistenza di ragioni per credere che l’imputato possa subire qualche violazione dei diritti fondamentali della persona.

31-10-2017 18:00 The Guardian avvisa Rajoy che le elezioni non risolveranno il problema. “La convocazione di elezioni non risolverà il problema catalano” afferma pesantemente il quotidiano britannico rispetto all’applicazione dell’articolo 155 e la convocazione di elezioni anticipate in Catalogna da parte del presidente spagnolo Mariano Rajoy. “La decisione di convocare velocemente elezioni, combinata con l’imposizione delle regole, non risolve magicamente il problema”, assicura The Guardian. L’articolo spiega che è difficile che in questo momento l’indipendentismo possa mantenere “l’unità che l’ha trasformato in una forza formidabile” a causa delle differenze tra il PDeCAT e la CUP ma che “questo è il momento migliore per gli indipendentisti per andare ad elezioni. Rajoy spera che la cosiddetta minoranza silenziosa dei non separatisti catalani vada a votare” ma il quotidiano la considera una convinzione rischiosa perché “la violenza della polizia del primo ottobre può aver ridotto il numero di queste persone”. Inoltre The Guardian ricorda che la repressione del referendum è ancora molto fresca nella mente dei catalani. Senza dimenticare che le elezioni si sovrappongono ai processi contro i leader indipendentisti. In questo senso Puigdemont e i membri del suo governo “possono ancora candidarsi” perché i processi sono ancora lontani dalla possibile inabilitazione. Inoltre i processi potranno portare a “nuove manifestazioni di massa e pacifiche”.
Tutto porta a concludere che sia molto difficile immaginare il risultato del 21D. Una vittoria unionista sarebbe una “forte umiliazione” per gli indipendentisti. Ma se vincesse l’indipendentismo sarebbe molto facile a quel punto “guadagnare il supporto che ancora gli manca tra i governi dell’UE”. Per tutti questi motivi The Guardian afferma che queste elezioni potrebbero “obbligare” il PP ad accettare che la Costituzione del ’78 vada riscritta.

31-10-2017 13:00 Conferenza stampa a Bruxelles del presidente Puigdemont e di parte del governo catalano. Inizierò ringraziando il Press Club per aver accolto questa conferenza stampa per potermi esprimere e grazie a voi per l’interesse. Dopo la dichiarazione di indipendenza abbiamo visto un’offensiva molto aggressiva dello Stato contro i catalani.

Facciamo i conti con pene che possono superare 500 anni di prigione. Prima e dopo il referendum del primo ottobre abbiamo sempre avuto la mano tesa al dialogo. Siamo arrivati al punto di sospendere la dichiarazione di indipendenza per ottenere un dialogo franco. La pace e il dialogo sono la nostra priorità. In questa prospettiva tutto quel che abbiamo deciso ha la nonviolenza e la pace come obiettivo. Abbiamo preferito garantire che non ci fosse violenza, la Repubblica non può essere costruita sulla violenza. Se lo Stato vuole agire con violenza sarà una sua decisione.
Non abbiamo mai obbligato i funzionari pubblici catalani a prendere posizione. Stiamo facendo un atto di coerenza per dimostrare che la Repubblica sarà uno Stato diverso. Non siamo arrivati fino a questo punto per comportarci come abbiamo tante volte criticato che si comporti lo Stato spagnolo.

Ieri abbiamo visto che le denunce del Procuratore Generale Maza sono estremamente aggressive. Le denunce non hanno basi giuridiche, non perseguono crimini, perseguono un’idea. Chiedono 30 anni di prigione per tutti noi responsabili politici. Le denunce rispondono alla scelta belligerante dello Stato spagnolo. Ci siamo impegnati per rendere evidente il problema catalano nel cuore delle istituzioni d’Europa e per denunciare l’assenza di imparzialità della giustizia spagnola che persegue le idee e non i crimini.

In Spagna c’è un deficit democratico. La nostra risolutezza per l’autodeterminazione e il nostro impegno per il dialogo non ha trovato risposte positive nello Stato.
Non abbiamo mai abbandonato il governo, continueremo il nostro lavoro nonostante le difficoltà. Dobbiamo evitare la demolizione del sistema. Il 21D è un appuntamento che non ci fa paura.
Non vogliamo scappare, non vogliamo fuggire dalle nostre responsabilità politiche, risponderemo politicamente. I problemi si risolvono votando, non arrestando politici e cittadini.

Oggi chiedo a tutti: noi rispetteremo i risultati del 21 dicembre, qualsiasi essi siano; anche la Spagna rispetterà i risultati? Abbiamo bisogno di un impegno. Chiedo alla comunità internazionale che reagisca, permettere al governo spagnolo di non dialogare significa far morire l’idea di Europa, significa lasciar correre la violenza dell’estrema destra e giustificare l’uso del carcere politico dopo molti decenni.
Chiedo ai catalani che si preparino ad un lungo cammino, lo Stato spagnolo capisce solo la forza e usa la repressione per cercare di farci rinunciare ai nostri obiettivi. La nonviolenza sarà la base della nostra vittoria.

Chiedo un riconoscimento per i miei ministri, stanno facendo un lavoro enorme. Lavoriamo affinché PP, PSC e Ciudadanos non distruggano le nostre istituzioni. Il campo della democrazia è quello nel quale siamo più forti e dove abbiamo sempre vinto. Mai con la forza, mai con la violenza.

Non sono qui per chiedere asilo politico, sono qui per agire con libertà e sicurezza. Dobbiamo lavorare come governo legittimo e il modo migliore di farlo è qui, nella Capitale europea. Abbiamo deciso di venire non in Belgio ma a Bruxelles, capitale d’Europa. Non so quanto tempo rimarremo qui, dipende dalle circostanze. Non vogliamo esporre i nostri cittadini ad una nuova ondata di violenza, non vogliamo contribuire a questo scontro, per questo motivo siamo qui, per evitare una reazione violenta dello Stato.

Joaquim Forn, ministro dell’Interno: Siamo convinti di tutto quel che abbiamo fatto. Il delitto di ribellione è equiparabile a quello di terrorismo. Il presidente Puigdemont chiede aiuto all’Europa affinché non ci trattino come terroristi. Il caos è iniziato il primo ottobre con la violenza dello Stato, hanno rotto la pace e hanno fatto iniziare il caos. Quel che chiediamo è risolvere un conflitto politico, parlare, sederci, trovare soluzioni politiche.

Carles Puigdemont: Noi siamo cittadini europei, non ci nascondiamo, abbiamo il diritto di essere qui. Siamo in contatto permanente con i membri del Governo che sono in Catalogna. Tutto è stato pianificato.
Il programma elettorale del 27 settembre 2015 è stato registrato presso le istituzioni spagnole senza opposizioni e ha ricevuto il più grande appoggio popolare della nostra storia: diceva che la legislatura sarebbe finita con una dichiarazione di indipendenza. Ora mi minacciano con 30 anni di prigione per aver voluto tenere fede al mio programma elettorale.
Vogliamo un giudizio equilibrato, giusto, con garanzie. Noi non siamo venuti qui per chiedere qualcosa alla politica belga, siamo qui per poter lavorare come legittimo governo catalano e per avere garanzie di sicurezza.

31-10-2017 12:20 L’ex ministro Mayor Oreja teme che le elezioni del 21D si trasformino in un referendum legale. L’ex ministro dell’Interno spagnolo Jaime Mayor Oreja [PP] avverte del rischio che comportano le elezioni catalane nel passare da un referendum illegale ad uno legale nel caso di vittoria “del movimento popolare indipendentista”. L’ex ministro degli Interni ha criticato anche il fatto che diversi governi spagnoli da molti anni si sono sbagliati rispetto all’indipendentismo catalano pensando che si sarebbe fermato. Mayor Oreja ha spiegato che la società ha “l’urgente necessità estrema” di riuscire a “recuperare la concordia con la verità. Da anni viviamo nella bugia, pensiamo che la situazione sia favorevole alla Spagna. Abbiamo abbracciato la bugia quando abbiamo pensato che il movimento nazionalista si sarebbe fermato, che avrebbe fatto errori, non abbiamo voluto renderci conto che è un veicolo senza marcia indietro”. “Il caso catalano è stato considerato come una cosa spontanea mentre in realtà si è trasformato in un processo letale da più di un decennio. La Spagna vive un momento estremamente grave, dobbiamo affrontarlo per trovare la verità. Siamo un uno scenario politico pieno di rischi. In questo senso una decisione plebiscitaria ha molti rischi. Un referendum illegale può finire per essere legale”. Sul viaggio di Puigdemont in Belgio Mayor Oreja afferma che “fa parte della campagna elettorale che stiamo vivendo, con tutti i rischi che questo comporta per la Spagna”.

31-10-2017 12:10 Albano Dante Fachin, segretario cessato di Podemos Catalunya: “Quelle che arrivano non sono elezioni normali. Apriremo un giro di contatti con tutta la gente che ha chiaro che arrivano elezioni anormali. Vogliamo parlare con i politici e con la società civile. Il commissariamento che abbiamo subito da parte di Podemos ci ha chiuso molte porte. Iglesias, leader spagnolo di Podemos, ha detto che siamo stati commissariati perché abbiamo votato male venerdì scorso (giorno della dichiarazione di indipendenza) in Parlamento. Iglesias non può sapere se abbiamo votato bene o male. Stanno discriminando i deputati che pensano diversamente da loro. Noi lavoriamo per un processo costituente diverso da quello di Junts pel Sì e della CUP. Non abbiamo mai detto che non parteciperemo alle elezioni del 21 dicembre. Il commissariamento di Iglesias nei confronti di Podem è uguale a quello di Rajoy contro la Catalogna ed è molto distante da ciò che rappresentano Podemos e Podem. Iglesias ha detto che se fosse stato catalano non avrebbe partecipato al referendum del primo ottobre. Noi invece pensiamo che avrebbe dovuto partecipare perché ascoltiamo la gente. Noi vogliamo una risposta chiara: Podem resterà senza possibilità di decisione reale, sì o no? Noi tendiamo la mano alla coalizione Catalunya en Comú. Ma d’atra parte non sappiamo neanche cosa dirà questo gruppo: ciò che pensa Nuet (più vicino al sovranismo) o quel che pensa Coscubiela (più vicino all’unionismo)? Abbiamo denunciato anche profonde mancanze di garanzie democratiche e di funzionamento del gruppo Catalunya Sì Que es Pot.

31-10-2017 08:30 L’ANC vuole una vittoria incontestabile il 21D per ratificare la Repubblica. La segreteria nazionale dell’Assemblea Nazionale Catalana, associazione che vede il proprio presidente nazionale Jordi Sanchez nelle carceri spagnole, ha deciso ieri in un’assemblea straordinaria di convocare il tavolo dei partiti e delle entità civiche prima del 3 novembre per dibattere “la strategia congiunta” per le elezioni del 21D (21 dicembre). L’obiettivo è che l’indipendentismo “ottenga una vittoria incontestabile che ratifichi la Repubblica, attivi la Legge di transitorietà giuridica e il processo costituente e restituisca la sovranità ai legittimi rappresentanti del popolo catalano”.
Nonostante questo l’ANC crede che le elezioni convocate dal presidente del governo spagnolo Rajoy “non possono essere considerate pienamente democratiche ma illegittime”. Inoltre avvisa che ci sarà un grande spiegamento di forze di sicurezza dello Stato che cercheranno di condizionare il giorno della votazione” e ricorda che Sanchez e Cuixart sono ancora in carcere e ne chiede la liberazione immediata.
La segreteria dell’ANC assicura di riconoscere solamente la Repubblica Catalana, rifiuta l’applicazione del 155 e la “repressione che è stata intrapresa contro i nostro legittimi Governo e Parlamento”. In questo senso l’ANC chiama alla mobilitazione “in strada” per continuare a “costruire” la Repubblica Catalana.

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2 comments Referendum Catalogna. Aggiornamenti e ultime notizie.

  1. A la manifestació de Barcelona hi havia 200mil persones, no 20mil !!

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